Dissociazione nell’età evolutiva e contaminazione intergenerazionale. Approfondimento clinico nella processualità interpersonale madre-bambino
Mariannina Amato
Esposizione storica
Nel 2019/2020 G. frequenta l’ultimo anno della scuola dell’infanzia in un piccolo paese montano. I genitori lo descrivono come un bambino che “parla male, testardo ed in continuo movimento”. Inizia a frequentare una volta a settimana la terapia logopedica per un disturbo evolutivo specifico del linguaggio e dell’eloquio (F80 nell’ICD10). A causa del lock down G. è iscritto in prima elementare. Il passaggio avviene senza che il bambino abbia realmente frequentato l’ultimo anno della scuola dell’infanzia. Già dai primi giorni di scuola i genitori evidenziano delle problematiche legate all’apprendimento e nell’ottobre del 2020 chiedono un intervento psicologico legato all’acquisizione del processo della letto-scrittura. Il bambino evidenzia, al momento, un blocco nel processamento della consapevolezza emotiva, una difficoltà di contenimento attentivo che sfocia nel movimento e nella strutturazione del linguaggio multidislalico. I genitori richiedono con fermezza un trattamento legato ai processi d’apprendimento, trattamento che si esplicita nel consolidamento della ristrutturazione del linguaggio, nell’ identificazione delle singole lettere (grafemi/lessemi), associazione di suoni -grafemi per la costituzione di parole piane, stampato maiuscolo /minuscolo, e corsivo, espansione frasale e narrativa. G. è sempre accompagnato dalla madre, è fortemente motivato e disponibile ad intraprendere delle attività legate all’apprendimento e si coinvolge nella relazione con la terapeuta. In poco tempo evolve dallo scarabocchio all’omino più complesso, identifica e scrive le prime lettere in stampato maiuscolo e corsivo, elabora le prime parole e piccole frasi. Per le festività natalizie il lavoro terapeutico s’interrompe per oltre 20 giorni. La famiglia durante le feste natalizie vive forti momenti di tensione per la imminente separazione tra i genitori. Il padre di G. comunica di aver tradito la moglie, si separa fisicamente dalla sua famiglia e rientra nella casa dei genitori.
Gennaio 2021 - ripresa scolastica
La classe di G. al rientro dalle vacanze natalizie è in Didattica a Distanza (DAD), e G. incomincia a non volersi collegare da casa con i suoi compagni. Questo comportamento si ripete per diversi giorni. L’insegnante lamenta con i genitori le difficoltà che il bambino manifesta e le numerose assenze che potrebbero pregiudicare il passaggio in seconda elementare. In quel periodo in casa sono presenti i due fratelli più grandi e tutti si connettono in DAD. La madre casalinga si sente sovraccaricata per l’ulteriore gestione scolastica degli apprendimenti in DAD, non si sente capace di seguire ed adattarsi alla nuova tecnologia, si percepisce vulnerabile. Con i ragazzi in casa, perde il suo momento di libertà e ripresa personale. Percepisce un senso di costrizione che la agita e la spaventa a tal punto da non riuscire a sintonizzarsi sul proprio figlio: G. preferisce non connettersi e rimane accanto alla madre accompagnandosi con atteggiamenti accudenti verso la genitrice ed ergendosi in sua difesa. Con la didattica in presenza il bambino esibisce difficoltà a permanere in classe, manifesta comportamenti “disturbanti”, esplode in comportamenti incontenibili, corre, grida, lancia giochi e materiale, non vuole fare niente. Spesso i genitori sono chiamati con lo scopo di riportarlo a casa.
Gennaio 2021 - ripresa terapeutica
La madre, per tutto il mese di gennaio 2021, accompagna G. in psicoterapia carica di una forte preoccupazione. Esce dall’ambiente terapeutico manifestando agitazione e malcontento. Si osserva che all’atto dell’uscita della madre il bambino assume, nel qui ed ora, un cambiamento psichico e comportamentale. Senza nessun motivo apparente, G evidenzia una forte apprensione e repentinamente manifesta un comportamento incontenibile: il corpo s’irrigidisce, il torace si espande, le mani lungo il corpo si chiudono a formare i pugni, il viso si contrae, gli occhi si chiudono, la bocca si apre per urlare. G. si erge con tutto il corpo in difesa della madre lanciando grida, calci, oggetti, corre da un lato all’altro della stanza, senza fermarsi. Rimane in questo stato iperattivo per diverso tempo senza riuscire a rasserenarsi. Non si coinvolge sulle proposte di attività didattiche o ludiche. Il suo pensiero rimane fisso “in attesa” della madre, con lo sguardo bloccato sulla porta. Limitate le attività che lo coinvolgono. Ad aggravare la situazione, si associa un comportamento centrato su di sé, con un’agitazione interna che lo porta ad attivarsi continuamente con comportamenti di forte rifiuto ed opposizione, con iperattività e forti esplosioni di rabbia che raggiungono l’acme in stati di intontimento, confusione mentale e amnesia, non ricordando le azioni appena compiute. Manifesta una bassa tolleranza alle frustrazioni e un’immaturità nel controllo del comportamento motorio, a tratti impulsivo e ipertonico, con impaccio nei movimenti delle gambe e delle mani, difficoltà acuite nella motricità fine e nelle attività grafomotorie, anche su attività che qualche mese prima erano già acquisite. Il linguaggio regredisce, si semplifica ulteriormente a livello fonologico con difficoltà nei fonemi R/G/Q/V e i suoni complessi GR/QU/ST/ SC/BR/STR. A livello morfosintattico si assiste ad un assemblamento di parole ed un’accentuata incapacità nella strutturazione di suoni e frasi. Il bambino riferisce che da diverse notti non dorme e ha trovato collocazione nel lettone con la madre.
Comprensione del processo
1) cosa ha spaventato G. in modo tale da renderlo dis-regolato e dis-sociato?
G. vede la madre stressata, spaventata, presa da forte agitazione e poco contenuta. Quest’immagine di madre crea in G. un’attivazione fisiologica, che lo porta ad andare oltre la tolleranza emotiva personale in uno stato permanente di iperarousal. La madre alterata nell’espressione non lo rassicura col gesto, né con lo sguardo, né con la voce. Osservare la madre con l’espressione alterata produce in G. un’intensa emozione che non riesce a gestire. L’immagine emotiva della madre preoccupata congela e ripresenta una rappresentazione interna che è fonte di pericolo. Il suo organismo si attiva fisiologicamente. Le emozioni e sensazioni fisiche lo attanagliano nell’immediato, perde la capacità di riconoscere ed elaborare le emozioni espresse dalla madre e di modulare e regolare le proprie. L’intensa attivazione emotiva lo soverchia, lo blocca a livello di cognizione mentale. Si dis-regola.
2) come mai quest’emozione soverchiante attiva il comportamento esplosivo?
Lo stato mentale del bambino entra in confusione, si dis-organizzano i processi neurosensoriali, si offuscano le attività cognitive. Il processo percettivo diventa inadeguato ad elaborare gli stimoli emotivi in entrata. Si altera lo stato della mente provocando una non comprensione della realtà. G. rimane ancorato ad una continua attivazione fisiologica che lo pone in continua vigilanza su ciò che avviene nell’ambiente per attaccare e difendersi e difendere ciò che turba la madre. Parti di Sé dissociate attivano schemi d’azione in modo rigido che interferiscono nella vita quotidiana. Si riattiva una parte emozionale della personalità fissata nella memoria traumatica, esibisce un atteggiamento fobico indirizzato verso tutto ciò che è connesso alla relazione traumatica. Il bambino rifugge ricordi intrusivi ed emozioni intense ed inadeguate. Compaiono comportamenti di evitamento e di blocco emotivo anche nella relazione madre e bambino. G. , pur avendo sviluppato aree di autonomia e differenziazione, manifesta isole di comportamento dissociativo con regressioni. G. riversa la sua attenzione sulla madre, osserva la tensione dalla stessa manifestata con un senso di agitazione e paura, si prende cura della genitrice, si definisce il “fidanzato della mamma”, dorme nel lettone con lei. Si invertono i ruoli, diventa il partner confidente della madre, colui che soddisfa i bisogni dell’adulto- madre, si sente importante, ma rimangono insoddisfatti i suoi bisogni di protezione e sicurezza, bisogni insoddisfatti che maturano un senso di inadeguatezza e impotenza che influenza lo sviluppo delle aree di differenziazione ed autonomia.
3) Come mai la madre si scombina?
Il padre di G, sempre più lontano dai vissuti della famiglia, matura nel periodo natalizio la volontà di far conoscere la nuova compagna ai suoi figli. I figli grandi si rifiutano di accontentare il padre al quale addebitano il tradimento e la conseguenziale fase della separazione. Tale situazione fa emergere inconsapevolmente la tensione all’interno della famiglia ed il padre, a sua volta, colpevolizza la madre per il rifiuto categorico dei figli e per le mancanze nel seguire adeguatamente G. come dovrebbe. Il senso di colpa riattiva nella madre di G. un forte senso di inadeguatezza e inferiorità. La donna, dominata dallo spavento derivato dal senso di inadeguatezza e colpa attivato dal marito, teme che questi possa sottrarle l’affetto dei suoi figli. La sensazione di spavento rivitalizza alcuni ricordi infantili che interferiscono sull’attuale situazione emotiva. Si riattiva il fantasma del trauma non risolto vissuto nell’infanzia. Subito dopo il parto, la madre della signora, ragazza madre, preferisce far crescere la figlia dalla nonna in paese, nonna che morirà dopo due anni. La signora sarà allevata dalla madre biologica, ormai sposata, considerata mamma affidataria La signora scoprirà la reale verità sulla sua genitrice dopo 15 anni, sino a quest’età cresce con un vissuto di bambina che ha esperito la mancanza dell’affetto materno per la perdita subita senza trovare sostegno e consolazione. Queste interferenze emotive danno origine ad un comportamento duale e disorganizzato. Qualsiasi situazione di forte intensità emotiva la spaventa e la disorienta. Anche la nuova situazione familiare promuove e fa riemergere lo spavento esperito e manifestato attraverso gli occhi sbarrati e fermi, letti dal suo bambino come occhi “spaventanti”.
Trasmissione intergenerazionale diretta e contaminazione
La relazione e la reciprocità interpersonale tra la madre e G. si modifica. La madre vive la sua preoccupazione chiusa in sé stessa, si agita, si sconnette dalla sua regolazione emotiva. Riduce il suo campo attentivo verso il figlio: viene meno la capacità di essere responsiva ai bisogni del figlio, non riesce a comprenderli ed interagire in modo efficace. Poco reattiva alle richieste emotive del bambino, offre risposte esagerate ed eccessive che non contengono l’emotività del bambino il quale si spaventa e si preoccupa. La funzione metacognitiva riflessiva, cioè la capacità di considerare i processi cognitivi come oggetto di pensiero e riflessione, da analizzare ed elaborare, si blocca e l’angoscia esperita da G non viene colta dalla madre, non viene modulata ed è ripresentata al figlio con la stessa intensità emotiva. La relazione tra madre e figlio non contribuisce più a costruire uno spazio fisico psichico in cui il bambino si sente accolto, sostenuto e rassicurato, uno spazio nel quale possa permettersi di sviluppare una maggiore consapevolezza dei propri sentimenti e un senso di sé integrato e coerente. Involontariamente, la madre sollecita la soddisfazione dei suoi bisogni primari di accudimento mai colmati dalla propria madre, richiede di essere accudita come lei non lo è stata, gestisce la relazione con il proprio bimbo nell’imprevedibilità, caratterizzando una relazione di attaccamento disorganizzato, associato con scambio di ruoli. Nella relazione fatta di scambi reciproci si alterano e si invertono aspettative e ruoli interiorizzati.
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