Gestione dello stress nei pazienti covid e nei loro familiari in ambiente ospedaliero e territoriale. Validazione di un Protocollo Operativo: (GE.ST. COVID)
GIUSEPPINA MARIA LETIZIA DROGO, CLAUDIO DETOGNI, RAFFAELE ELIA, SALVATORE GUASTELLA - Psicologo e Psicoterapeuta – Servizio Psicologia - Staff Direzione Sanitaria – ASP Ragusa, Medico Chirurgo d’Urgenza e Pronto Soccorso - Igienista - Master PH (OMS), Medico Igienista - Direttore Sanitario - ASP Ragusa, Psicologo e Psicoterapeuta - Direttore UOC Coordinamento di Staff - ASP Ragusa
Paura, Ansia Stress e Difficoltà Respiratorie
Il grande Maharishi Mahesh Yogi insegna nella Meditazione Trascendentale quanto siano importanti le relazioni tra mente, benessere e respirazione.
Il Prof. Nakamura (1981) ricorda che ci sono circa 2000 capillari nel sottocutaneo per millimetro quadrato e che in condizioni di riposo solo 5 portano sangue circolante. Aggiunge che una persona nel momento che applica corretti esercizi di respirazione li attiva tutti e 2.000. Funzione apparentemente strategica nel paziente a rischio di trombosi nel microcircolo particolarmente nelle persone anziane considerando che le funzioni respiratorie di un uomo di sessanta anni sono inferiori a quelle di un bambino di 9 anni. Inoltre Nakamura nei suoi studi evidenzia come una buona quantità di endorfine si libera in circolo se si respira profondamente. Non ultimo, è dimostrato che una persona in salute respira circa 18 volte al minuto per una quantità di 7.500 centimetri cubi di aria. Durante gli esercizi per una corretta respirazione profonda la stessa persona porta i cicli respiratori a 6 per minuto (tre volte in meno), ma inala una quantità di aria di 12.000 centimetri cubi (quasi il doppio).
Già Schultz (1999) nel Traning Autogeno aveva evidenziato l’importanza della respirazione e dell’allenamento. La caratteristica fondamentale di questo metodo è, appunto, la possibilità di ottenere, attraverso esercizi che potremmo considerare “mentali”, delle reali modifiche corporee, che a loro volta sono in grado di influenzare la sfera psichica dell’individuo.
Ciò è possibile poiché l’organismo umano è un’unità biopsichica, nel sensoc che mente e corpo non sono componenti autonome e indipendenti, ma sono strettamente correlate, in un rapporto di influenza reciproca e costante; è pertanto possibile attraverso semplici attività mentali produrre modificazioni delle funzioni organiche e viceversa. Lo stesso movimento diaframmatico e le sue escursioni risentono in maniera importante dallo stato emozionale.
Inoltre, gli esercizi di concentrazione di Schultz sono particolarmente studiati e concatenati, allo scopo di portare, progressivamente, al realizzarsi di modificazioni organiche vere e proprie, che sono esattamente opposte a quelle prodotte dallo stress.
A sua volta questa generale distensione corporea produce distensione psichica, in quanto non si può intervenire su una parte della totalità mente-corpo senza modificare tutto il resto.
Le difficoltà respiratorie del paziente COVID sono solo legate al virus?
L’Università di Boulder in Colorado (USA) ha dimostrato che in situazioni di paura e stress che perdurino nel tempo le cellule del corpo tendono a sclerotizzarsi, come per proteggere sé stesse e le loro funzioni più delicate. E se volessimo usare le parole della tradizione sciamanica messicana, Carlos Castaneda (1957) nei suoi testi fa dire la stessa cosa agli sciamani «si crede che in ognuno di noi esiste un’energia costante che non aumenta né diminuisce in presenza di attacchi esterni, si tratta di utilizzarla al proprio servizio».
La paura quindi agisce ed ha effetti fino alla più piccola cellula. La paura crea una ritenzione, una contrazione di tutto il corpo.
Il paziente COVID, già in difficoltà respiratoria o semplicemente in preda all’attacco febbrile, nel momento in cui viene a conoscenza di essere contagiato dal virus o semplicemente percepisce la possibilità di essere vittima dell’infezione, esperimenta automaticamente uno stato di ANSIA che sul piano cognitivo si traduce in una serie di richieste che l’operatore stesso a volte fatica a decodificare. Lo stesso accade ai suoi famigliari sia a domicilio che in attesa all’esterno delle strutture ospedaliere.
La SIMG (Società Italiana di Medicina Generale e Delle Cure Primarie) suggerisceche«IlfollowupdeipazienticonsintomicompatibiliconinfezionedaCOVID-19e pazienti con infezione confermata da COVID-19 preveda (...) la valutazione delle condizioni socio-assistenziali e psicologiche.»
Anche lo stress lavorativo è un tema importante che, nell’emergenza Covid, è diventato drammatico per gli operatori sanitari in prima linea – ha evidenziato il Presidente nazionale dell’Ordine Psicologi David Lazzari. “Queste indicazioni vogliono promuovere interventi psicologici tempestivi e coordinati a favore di questi professionisti, con una metodologia riconosciuta e affidabile”.
Il Prof. Tingbo Liang nel Manuale di prevenzione e trattamento COVID-19 della Zhejiang University School of Medicine cinese cita a pagg. 41 e 42:
«I pazienti con COVID-19 confermato hanno spesso sintomi come rimpianto e risentimento, solitudine e impotenza, depressione, ansia e fobia, irritazione e privazione del sonno. Alcuni pazienti possono avere attacchi di panico. Le valutazioni psicologiche nei reparti di isolamento hanno dimostrato che, circa il 48% dei pazienti con COVID-19 confermato manifestava stress psicologico durante l’ammissione anticipata, la maggior parte dei quali proveniva dalla loro risposta emotiva allo stress. La percentuale di delirio è alta tra i pazienti critici. Esiste persino una segnalazione di encefalite indotta dal SARS-CoV-2 che porta a sintomi psicologici quali incoscienza e irritabilità».
Il Prof. Tingbo Liang consiglia «Per i pazienti lievi, si suggerisce un intervento psicologico. L’autoregolazione psicologica comprende l’ e l’allenamento della consapevolezza».
Nel caso in cui la situazione psicologica sia in qualche modo e ad un certo livello compromessa, sicuramente in fase acuta una delle conseguenze immediate del malessere psichico acuto che colpisce il paziente (COVID e non COVID) è l’iperventilazione superficiale che contribuisce al peggioramento del suo stato di sofferenza cellulare attraverso meccanismi conosciuti da decenni (effetto Vigor-Bohr, 1904).
La sindrome da iperventilazione è un disturbo a patogenesi psicologica e fisiologica, caratterizzato da una respirazione troppo rapida e poco profonda, e tachipnea (respirazione troppo frequente, più di 20 inspirazioni al minuto). Kathryn McCance afferma che l’iperventilazione con alcalosi può causare anche sincope (svenimento completo) ipossica o lipotimia (svenimento incompleto senza perdita di coscienza ma solo debolezza estrema), ipertensione transitoria o ipotensione ortostatica.
Una corretta respirazione consapevole non solo riequilibra il rapporto O2/CO2 con immediato beneficio cellulare, ma ha un effetto positivo sul controllo dell’ansia con diminuzione dello stress (A. Lowen, 1993). M. Jones et al. (2013), in una pubblicazione Cochcrane, affermano che può essere utile, per risolvere l’accesso acuto, rallentare volontariamente la respirazione, con rassicurazioni da parte del personale medico.
Mentre l’ansia ha come effetto tra l’altro l’errata respirazione (con le conseguenze negative già viste) a sua volta il riequilibrio consapevole e volontario della respirazione porta ad un beneficio sullo stato ansioso innescando un ciclo virtuoso e positivo sulle condizioni generali del paziente.
In definitiva, la combinazione sinergica e strutturata di comportamenti manifestati da pazienti, operatori e parenti in associazione ad un’azione mirata a riequilibrare la respirazione nel paziente COVID potrebbe portare ad miglioramento sostanziale del quadro clinico e quindi condizionare la decisione nel trattamento domiciliare vs ospedaliero.
Inoltre la presa in carico dei familiari del paziente sia dal punto di vista del sostegno psicologico che sulla respirazione, attenuando l’ansia, portano ad un beneficio nel contesto generale in cui sia il paziente che i suoi familiari (potenziali pazienti futuri) si trovano a dover convivere nella loro situazione di quarantena e isolamento.
Ciò premesso dalla seconda metà del 2020 l’ASP di Ragusa ha avviato la progettazione, la validazione e l’implementazione del presente Protocollo sulla Respirazione.
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