Psicologia ospedaliera nuove frontiere della cura: l’intervento multidisciplinare
PAOLA DONDI - AOU Modena
L’Ospedale oggi
Nell’inconscio collettivo l’ospedale rappresenta il luogo al quale ci si riferisce per trovare risposta ad un’emergenza. La logica istituzionale è centrata sull’azione continuativa senza stacco tra giorno e notte e richiede l’applicazione di procedure, di protocolli, di PDTA. La dimensione dell’“urgenza” caratterizza fortemente l’intervento medico in ospedale tanto da diventare una cultura diffusa che tende ad organizzare le relazioni e inscrivere i rapporti tra le persone all’interno di un gradiente ripetitivo, con scarse oscillazioni di variabilità. Ciò sostiene la percezione di una maggiore efficacia degli interventi e delle azioni.
In questi ultimi quarant’anni, dal 1° Gennaio 1980, epoca di costituzione del SSN, abbiamo assistito a modificazioni tra l’organizzazione ospedaliera nel suo complesso e le persone che ad essa si rivolgono in quanto le dinamiche affettive, familiari e sociali che entrano con loro in ospedale contribuiscono a trasformarne la struttura e il funzionamento e ad orientare domande sempre più complesse ed inclusive di tali bisogni. Ciò ha favorito la costituzione di U.O. e Servizi di Psicologia diversamente organizzati ma presenti sostanzialmente in quasi tutte le regioni italiane (De Berardinis D, Dondi P, 2020). Ci si augura che il riconoscimento della professione sanitaria possa
implementare un’inclusione degli psicologi nel contesto ospedaliero più in linea con gli standard europei ed internazionali. All’interno di tale inquadramento normativo si valorizza la psicologia in ospedale come servizio complesso che include la visione dell’integrazione della clinica ospedaliera con la clinica dell’organizzazione, del benessere organizzativo, della formazione e della ricerca.
La complessità descritta è al centro di un dibattito tra i professionisti della salute che operano nelle strutture ospedaliere ed ha dato forma a recenti eventi nazionali. Nel 1° Convegno Nazionale di Psicologia Ospedaliera tenutosi a Padova il 17 Giugno 2021 e nel precedente corso di Psicologia Ospedaliera svoltosi a Roma nel 2019 presso la Fondazione Fatebenefratelli per la ricerca e la formazione sanitaria e sociale, la comunità professionale degli Psicologi, operante in numerose e diverse Strutture Ospedaliere Italiane, ha confrontato le esperienze cliniche maturate in questi decenni (Dondi P, De Berardinis D, 2020). Esse convergono tutte sulla condivisione della specificità del lavoro psicologico-ospedaliero. Tale specificità rende conto, tra gli altri, del lavoro clinico strutturato in contesto multi-interdisciplinare che descrive ciò che si viene definendo come “nuova frontiera alla cura in ambito psicosomatico”.
Le nuove frontiere della cura: “l’approccio multi-interdisciplinare in ospedale”
Il rapporto tra la formazione psicologico-clinica e il lavoro in ospedale non è strettamente legato ad un singolo orientamento psicoterapeutico o ad una singola tecnica valutativa in quanto i problemi e le questioni che lo psicologo affronta in ospedale confrontano sia i modelli psicoterapeutici che le tecniche psicologiche con il complesso intreccio mente-corpo e con la dinamica istituzionale ed organizzativa. L’approccio psicologico al malato ricoverato in ospedale rende necessario aver compiuto un passaggio formativo e culturale che consenta ai professionisti psicologi di riconoscere che la visione psicoterapeutica fa parte di un approccio clinico comprensivo che include in primis la disposizione all’ascolto globale della persona malata nell’hic et nunc dell’incontro terapeutico.
Tale posizione si fonda sulla capacità empatica di “essere con” per cogliere il livello di funzionamento mentale di cui la persona dispone attraverso segnali non verbali di malessere, come ad esempio la destrutturazione o l’interruzione del linguaggio, l’alterazione del tono, della prosodia, la comparsa di mimica, l’alterazione della postura, la disorganizzazione del ritmo respiratorio. Nei setting ospedalieri la prospettiva osservazionale dello psicologo è modificata sulla base del diverso accesso del paziente alla struttura sanitaria. La persona porta in quel momento all’attenzione dei sanitari il corpo malato la cui cura sappiamo non può prescindere dal considerare accanto alla dimensione biologica il vissuto individuale nelle sue connessioni interpersonali e sociali. L’approccio multidisciplinare pone la soggettività al centro dell’esperienza umana e l’intersoggettività come matrice da cui prendono forma le relazioni significative della vita. Salute e malattia, in un continuum, sono oggetto di studio della psicosomatica e i principi dei modelli unificati sono esaustivamente illustrati in letteratura (Baldoni F, 2010, Solano L, 2013).
La malattia è l’essenza di un’esperienza traumatica individuabile nell’impotenza dell’Io, che produce una disarticolazione somato – affettiva degli equilibri preesistenti e che richiede di essere riconosciuta in quanto può portare l’individuo a rivivere condizioni dolorose proprie di antecedenti e arcaici stadi maturativi raggiunti durante lo sviluppo (la fase di integrazione - fase costitutiva del Sé) (Scoppola L, 2005, 2011, Gaddini E, 1989).
La molteplicità dei diversi setting psicologici in ambito ospedaliero richiede una prospettiva di lavoro centrata sull’identità professionale clinica che permette la messa in atto di una funzione psicologica la quale rende espliciti i rapporti tra la relazione psicologica “duale” e la visione del legame con il gruppo di lavoro, agente di trasformazione e tessuto connettivo sul quale avviene il processo di riparazione della malattia (De Berardinis D, Dondi P, 2020).
Si assume dai dati di letteratura nazionale e internazionale che il lavoro dello psicologo in ospedale non possa prescindere dal gruppo curante e dalla specifica tipologia dell’organizzazione ospedaliera (I, II, III livello di complessità). È acclarato, inoltre, che quando la presenza dello psicologo è continuativa nei reparti, essa rappresenta un fattore importante per il superamento di molte situazioni non solo di interesse specificatamente clinico ma anche relazionale ed organizzativo.
Baldoni F, (2010) La prospettiva psicosomatica, Il Mulino, Bologna.
Ballerini A, Berti Ceroni G, (1986) “Interventi combinati e gruppo di lavoro in psichiatria” in Strumenti conoscitivi per la nuova assistenza psichiatrica, a cura di Ammaniti M, Antonucci F, Luoni G, Borla, Città di Castello.
Carli R, R.M Paniccia (2003) Analisi della domanda. Teoria e intervento in psicologia clinica, ed. Il Mulino, Bologna.
De Berardinis D, Dondi P, (2020) La psicologia ospedaliera ieri, oggi, domani, LINK – Rivista Scientifica di Psicologia, Roma.
Dondi P, De Berardinis D, (2020) La Psicologia Ospedaliera oggi, AUPI Notizie n.3, Roma.
Dondi P, (2007) Malattia cronica, acuta e situazioni traumatiche. Le diverse implicazioni emotive. In Pronto Soccorso Triage. Ed. Libreria Cortina, Verona.
Gaddini E, (1989) Scritti 1953-1985, Raffaello Cortina Editore, Milano.
Lazzari D, (2013) Psicoterapia: effetti integrati, efficacia e costi-benefici, Tecniche Nuove, Milano. “Linee di Indirizzo alle Aziende Sanitarie in tema di organizzazione dell’area Psicologia Clinica e di Comunità”, (2021) Regione Emilia Romagna
Lingiardi V, McWilliams N, (2019) Manuale Diagnostico Psicodinamico PDM-2. Raffello Cortina Editore, Milano.
Matte Blanco I, (1981) L’inconscio come insiemi infiniti, Einaudi, Torino. Scoppola L, (2005) L’esperienza di essere sé, Franco Angeli, Milano.
Scoppola L, (2011) La parola non trovata, Franco Angeli, Milano. Solano L, (2013) Tra mente e corpo. ed. Raffaello Cortina, Milano.